sabato 14 marzo 2015

Un pranzo al mare: Valentina Ferrara

"Io ho appena parcheggiato, tu dove sei?"
"Un minuto e arrivo"
Incontro Valentina ai parcheggi di Marina Piccola. E' una giornata di sole meravigliosa, quelle giornate di primavera in anticipo che spesso mi regala la mia terra.
"Finalmente ci incontriamo per parlare di cose belle!"
"E si...Finalmente!"
Io e Valentina ci siamo conosciute durante il periodo in cui lei ha lavorato per la compagnia assicurativa per la quale lavoro. Quasi immediatamente ci siamo trovate in perfetta sintonia, lavorando fianco a fianco con piacere, una volta tanto, vuoi perché eravamo le uniche due donne del settore, vuoi per quella irrinunciabile esigenza di esprimerci artisticamente che ci accomuna, ma soprattutto per il suo carattere aperto, sensibile, curioso ed inquieto.
"Mangiamo? Io ho fame!"
Non ricordo quante volte ho sentito dire questa frase a Valentina, ma sono piuttosto sicura che fosse una delle più ricorrenti. A Valentina piace il cibo, il buon bere, il mare e le cose belle in genere: siamo nel posto giusto!
Ci sediamo al tavolo, e la chiacchierata comincia senza che io abbia quasi il tempo di cominciare a registrare. Parliamo del mio progetto, parliamo dei suoi. Valentina ha la passione della fotografia, ed al momento, tra le mille attività che svolge nella sua vita, si sta occupando di un progetto legato ad un corso di reportage autoriale introspettivo, tenuto dal maestro Massimiliano Perasso della Limes Images. Il suo obbiettivo è quello di raccontare la sessualità vista con gli occhi degli uomini, per 'scagionarli' dall'accusa di insensibilità, materialismo spicciolo, ed incapacità di provare sentimenti autentici. Una campagna a difesa e tutela del genere maschile spesso bistrattato!
Per chiarire meglio il suo percorso le chiedo di procedere con ordine.
"Valentina, dove sei cresciuta, cosa hai visto e cosa hai imparato."
" Sono cresciuta in quella che ritengo essere la terra più bella del mondo, la mia Sardegna. Ho visto il sole, il mare ed un calore ai quali non potrei rinunciare. Sono cresciuta con mia nonna, che adoro e mi ha insegnato tutto ciò che di fondamentale so della vita. Mi ha insegnato a rispettare me stessa, a non accontentarmi mai e a credere nel mio istinto e nei miei sogni. Ed ha sempre funzionato!"
"Indicami tre oggetti che ti legano rispettivamente all'infanzia, all'adolescenza ed al momento che stai vivendo adesso."
"Per quanto riguarda l'infanzia non ho dubbi: scarpette da danza e tutù. Adoravo la danza classica, ed è un bellissimo ricordo che mi lega a quella parte di vita spensierata e gioiosa che ho vissuto. Al momento che vivo adesso lego certamente l'oggetto che mi permette di esprimere me stessa in campo artistico: la mia macchina fotografica. Dell'adolescenza ho in testa solamente un grande vuoto, una porzione di buio profondo nel quale non riesco ad individuare nessun oggetto."
" Pensi di aver scelto la fotografia per evitare di perdere altri momenti della tua esistenza come in adolescenza, ed in qualche modo fermarli per poterli riguardare dall'esterno?"
"No, onestamente non credo. Ho scelto la fotografia un po' per caso, e mi è calzata a pennello. Molto semplicemente è il mezzo più efficace che ho trovato per esprimere me stessa: nulla di contorto!"
"Ecco, come sei arrivata alla fotografia?"
"Praticamente, come ti accennavo, per caso. Mio cugino Giuseppe aveva seguito un corso base di fotografia, come fanno in tanti, per curiosità. Mi piaceva scattare foto, ma lo facevo così, giusto con il mio cellulare, per gioco. Incuriosita, anche io frequentai il corso, ma a dire la verità non rimasi affatto soddisfatta. Solo incontrando Massimiliano Perasso, ed il reportage autoriale, sono riuscita a trovare la dimensione che mi si confà. Non sono certo l'allieva modello a dire la verità; le mie foto sono rumorose, istintive, persino troppo istintive! Vengo spesso ripresa dal mio maestro per questo mio piglio 'anarchico' nel gestire i miei lavori, ed altrettanto spesso mi fa notare come io tenda , nella mia narrazione di reportage, a perdere il filo, discostandomi anche di parecchio dall'argomento di partenza. Non ricordo esattamente dove ho letto la frase ' Trova la tua strada e perditi', ma una cosa è certa: l'ho fatta mia."
"Parlami un po' dei tuoi lavori: quelli passati e quelli futuri"
" Nel dicembre del 2013 ho partecipato alla mostra svoltasi alla fine del corso di reportage autoriale di cui ti parlavo. La mostra si intitolava:' Non ho più notizie di me da tanto tempo', ispirata alla poesia di Alda Merini recentemente scomparsa. La cornice era quella del Ghetto degli ebrei a Cagliari, ed io ho portato una selezione di fotografie nelle quali racconto e regalo me stessa. L'anno successivo, sempre a dicembre, ho partecipato ad una mostra collettiva intitolata 'la stanza', proiettata al mercato di via Quirra da dicembre 2014 a gennaio 2015. La mostra raccontava la vita di quartiere, ed in particolare io mi sono occupata di narrare la storia dei personaggi che gravitano attorno ad un bar di S. Michele.
 Ciò che più mi ha resa orgogliosa  è stata la risposta del pubblico. Più di una persona al termine della prima mostra  mi ha fermata dicendomi di esser commossa dal mio lavoro, e di essersi immedesimata nella storia che ho narrato attraverso i miei scatti. Nulla di più gratificante!"


Valentina tira fuori il cellulare, e mi mostra alcune di queste foto. Immediatamente noto che tutte sono in bianco e nero. Le ombre, proiettate sui muri, sulla strada, la fanno da padrone, ed i suoi 'autoritratti' nascondono più che mostrare. La sua immagine è spesso sfocata, nascosta, o solo accennata, come se ad essere ritratto fosse uno spettro. Senza avere il tempo di chieder nulla mi dice:
"Queste foto sono state scattate in un periodo della mia vita nel quale mi sono sentita smarrita, insicura, priva di alcuni solidi punti di riferimento sui quali mi poggiavo e dai quali traevo forza. Prima portavo i capelli molto corti, quasi rasati, e mi sentivo a mio agio. In quel periodo invece ho sentito l'esigenza di farli crescere, come se i capelli lunghi sul viso potessero proteggermi o nascondermi, esattamente come recita una frase di Clarissa Pinkola Estés :' ci siamo fatte crescere i capelli e li abbiamo usati per nascondere i sentimenti...'."
"La bufera è passata?"
" Guarda, negli scatti relativi al mio nuovo progetto mi sono sorpresa a scattare anche qualche foto a colori. Sarà che sto entrando in una nuova e più luminosa fase della mia vita, e sarà che il soggetto, il mio fidanzato Manuel, mi ispira particolarmente. Lui mi da una grossa mano, mi supporta ed è piuttosto collaborativo sotto tutti i punti di vista, compreso quello artistico. Essersi prestato a diventare soggetto dei miei scatti non è  certamente da tutti, e devo anche e soprattutto a lui la volontà di redimere il genere maschile."
"Alla prossima mostra, chi non potrà mancare, chi vorresti ci fosse per avere soddisfazione di una mancata fiducia nei tuoi confronti, e chi vorresti evitasse di venire."
"Certamente non potranno mancare le persone a me care, la famiglia, gli amici, il mio fidanzato. Chi ci dovrà essere per placare la mia sete di soddisfazione personale è mio padre, che ha sempre avuto poca fiducia in me, anche se, in parte, ho già avuto soddisfazione da lui durante le precedenti due mostre. Non pensava avessi realmente una vena artistica, e si è dovuto ricredere. Onestamente non escluderei nessuno, nemmeno i cosiddetti ' nemici', le persone che mi vogliono male. L'arte è una cosa bella, e deve essere accessibile a tutti, fruibile per chiunque, deve unire, non dividere."
"Una foto alla quale sei particolarmente legata, ed una che vorresti fare"
"A dire il vero sono legata ad ognuna delle foto che ho scattato nello stesso identico modo, perché in ognuna c'è qualcosa, anzi, molto di me stessa, ed anche fare una selezione quando ci viene richiesto diventa davvero complicato. Tutte le foto che faccio sono 'le mie preferite'! Piuttosto il rapporto che mi lega a loro è un rapporto di amore-odio. Ci sono momenti in cui le adoro, altri in cui mi sembrano orribili, e poi magari tornano a piacermi come quando le ho scattate.
Per quanto riguarda 'la foto che vorrei realizzare', anche qui non ce n'è una in particolare. Seguo talmente tanto il mio istinto quando scatto che si può tranquillamente dire che per la maggior parte delle mie foto non c'è alcun progetto o idea dietro. Mi capita di pensare a qualcosa che vorrei realizzare, una situazione o un'atmosfera da immortalare, però non seguo un progetto predefinito. Anche per il progetto che sto portando avanti mi capita di avere delle idee in merito agli scatti, ma di fatto poi seguo l'istinto del momento, l'umore del giorno e del posto in cui sto. Non ti nascondo che mi piacerebbe, sempre nell'ambito del mio ultimo progetto, immortalare l'immagine e l'espressione dello stato d'animo del ragazzo che ho davanti al quale faccio l'intervista, nel modo più sincero e autentico possibile. La parte più difficile del mio lavoro sarà riuscire a scattare un'immagine spontanea nonostante il ragazzo che ho di fronte sappia che verrà immortalato. Davanti all'obbiettivo si è sempre un po' finti e costruiti"
Valentina mi mostra qualche scatto che inserirà nel suo nuovo lavoro, ed una foto mi colpisce immediatamente. La foto è in banco e nero, e descrive l'ombra proiettata sulla strada, in particolare sulle strisce pedonali, da due persone che si tengono per mano. Le faccio i miei complimenti, e lei mi racconta un aneddoto legato a questo scatto.
"Vedi, qui per esempio ero a Budapest con mio cugino. Tenevo la macchina in mano, ed ho scorto con la coda dell'occhio questa immagine. Ho lasciato la macchina all'altezza dei fianchi, impostando prima i parametri della reflex, ed ho scattato. E' raro che io scatti guardando l'obbiettivo. Mi piace che l'effetto finale sia una sorpresa anche per me. In ciò che faccio l'elemento del 'gioco' è imprescindibile."
Scorriamo insieme altre foto che lei conserva nel cellulare, e la mia attenzione viene catturata da una foto nella quale intravedo un bicchiere ed una mano che tiene una sigaretta. Le chiedo di tornare indietro con le immagini, e di raccontarmi qualcosa di più di quello scatto.
"Ero in un bar di Napoli con il mio ex ed un'altra coppia di amici. Lei fumava una sigaretta, e lo faceva in un modo talmente elegante e conturbante che le chiesi di rimanere ferma in quella posizione per qualche istante. E' una foto malinconica, inquieta."
Pochi istanti dopo l'orologio ci ricorda chi siamo, ed i nostri doveri.
Paghiamo il conto e torniamo ognuna alla sua vita comune, con la promessa di realizzare insieme, ed ognuna per se stessa, grandi cose.

Marta Banditelli


NON HO NOTIZIE DI ME DA TANTO TEMPO:
 Camminare senza passi ha il sapore del non cercare niente e ritrovare tutto.
Mentre te stessa ti siede affianco.
 poesia di Veronica Latini
 



 




 

 





 

"Ci siamo lasciate crescere i capelli e li abbiamo usati per nascondere i sentimenti.."
Clarissa Pinkola Estés

 
 
 


 



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