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Il dottor Ghoratolhamid a lavoro nella sua bottega. (foto di Rabii Tarbouchi) |
Corre l'anno 2015, e gli antichi mestieri, quelli esercitati grazie a finissime competenze manuali, vengono progressivamente a scomparire, o per meglio dire a cambiare aspetto.
Esperti artigiani quali liutai, tappezzieri, ed orafi incisori chiudono le serrande delle proprie botteghe, ma coloro che resistono e tengono in piedi l'attività godono del privilegio della scarsa o totale assenza di concorrenza nel proprio settore, e di una impagabile quanto rarissima padronanza del sapere manuale.
Il dottor Mostafa Ghoratolhamid,
maestro incisore e cesellatore, è l'ultimo tra i suoi colleghi a
Cagliari a lavorare ancora esclusivamente a mano.
E' un sabato mattina, ed il dottor
Ghoratolhamid ci riceve nella sua bottega, in via della Pineta 187.
Il sole splende, e di buon mattino la serranda viene sollevata,
mostrando ai passanti la vetrina con le creazioni del maestro.
Ci salutiamo, e il maestro ci fa
accomodare dandoci la possibilità di cominciare la nostra
chiacchierata.
" Dottor Ghoratolhamid, come e
dove è cominciata la sua carriera lavorativa?"
"Il mio percorso inizia nel mio
paese, in Iran. Avevo 12 anni e avevo appena finito le scuole
elementari. All'epoca si facevano 6 anni di scuole elementari e sei
di scuole superiori, non esistevano le scuole medie, perciò finite
le scuole elementari sono andato a lavorare in bottega, e ho iniziato
li. In bottega lavoravamo io, il mio maestro Mehdi Zuofan , e
c'erano anche altri incisori che erano molto più grandi di me. Ho
avuto molta fortuna, perchè ho lavorato con uno dei più grandi
incisori ancora in vita nel paese. La tecnica dell'incisione su
metallo è molto diffusa in Iran, sopratutto in certe citta come
Isfahan, la mia città natale, o Tabas. Di solito si utilizza per
decorare, abbellire e personalizzare oggetti dei quali si fa un
utilizzo giornaliero, come piatti o vasi. Il primo a realizzare con
questa tecnica veri e propri quadri incisi su metallo da incorniciare
per abbellire le case è stato il mio maestro.
Ho lavorato sei anni con lui, dopo di
che mi sono diplomato. Ho lavorato altri due anni per conto mio, dopo
di che ho deciso di venire in Italia per studiare. Ho fatto un anno a
Perugia, all'università per stranieri, accedendo alla facoltà di
ingegneria mineraria. Quando ho superato l'esame di ammissione mi
hanno mandato a Trieste. Trieste è una bellissima città, ma non ci
vivevo bene, dunque mi sono trasferito alla facoltà di ingegneria
mineraria a Cagliari. Il percorso che mi ha portato in Italia, e poi
a Cagliari è stato dunque universitario più che lavorativo. Negli
anni 80 mi sono laureato e ho continuato a fare quello che sapevo
fare. In realtà ho sempre lavorato anche durante gli anni
universitari. A Cagliari per mantenermi facevo questo mestiere, e
lavoravo sia per conto mio che per molti orafi che avevano bisogno di
incidere qualcosa. Diciamo che per l'85% dei miei studi mi sono
mantenuto grazie ai miei lavori. All'epoca non si poteva lavorare,
perchè gli studenti dovevano fare solo gli studenti, ma oggi non è
più cosi. Ormai è andato in prescrizione, perciò si può dire!"
"A proposito del suo lavoro,
parlando di Cagliari, lei è l'unico fra gli incisori ad incidere a
mano: è corretto?"
Se parliamo di lavori di un certo
livello si. Sino a pochi anni fa c'era un signore, un carissimo amico
che però incideva sopratutto anelli matrimoniali, e poi c'è
qualcuno che incide i colletti dei coltelli. Però se parliamo di
lavori grossi come li realizzo io, mezzo metro per un metro, non
credo si sia mai cimentato nessuno, perchè è un lavoro che porta
via molto tempo, e richiede molta pazienza. Però ancora oggi c'è
qualcuno che incide o lame di coltelli, o altri oggetti.
L'incisione su superfici di metallo
così estese non è una pratica tipica del cagliaritano, e più in
generale del sud Sardegna. Da quello che so c'erano grandi maestri
argentieri anche in Sardegna, che però effettuavano lavori di sbalzo
per le chiese, crocefissi sbalzati o altri calici lavorati molto
bene. Se parliamo però tecnicamente di incisione non c'erano grandi
esempi."
"Quali e quante tecniche esistono
per la lavorazione del metallo?"
"Esistono tre tecniche di
lavorazione del metallo, una è proprio l'incisione, in cui viene
asportato il metallo e tale asportazione lascia traccia, nell'altra
il metallo viene battuto, e lo scalpello lascia traccia, ma non c'è
nessuna asportazione. Poi c'è l'altro lavoro di bassorilievo e
sbalzo.
Questi lavori si trovano in molti
paesi, ad esempio nel sud america, asia centrale, India, nord africa,
in Italia. Però come incisione vera e propria ho visto poco. Per
esempio in nord africa fanno più cesellatura, e la differenza è che
nella cesellatura non si asporta metallo, ma è lo scalpello a
lasciare il segno: il metallo viene segnato ma non inciso.
Poi per quanto riguarda l'incisione ci
sono principalmente due tipi di incisione. C'è chi lavora con gli
scalpelli e chi coi bulini. Con i bulini viene utilizzato il
martello, con il quale viene spinto il bulino e quindi asportato il
metallo. Di solito il bulino si usa con metalli abbastanza dolci, e
se un metallo non è dolce deve essere comunque temperato in modo
tale che sia più facile da lavorare. Io ho imparato la tecnica in
uso nella mia zona: l'incisione viene fatta con lo scalpello e non
con bulino, sempre ovviamente con l'aiuto del martello. E' la tecnica
che si usa molto per incidere le lame di coltelli oppure i calci dei
fucili, perchè sono più difficilmente lavorabili solo col bulino."
"Per quanto riguarda la precisione
del disegno e del dettaglio, la seconda tecnica, quella che utilizza
lei, pensa che sia più adatta alla realizzazione dei disegni più
elaborati?"
"Secondo me con questa tecnica si
potrebbe sicuramente lavorare meglio su un disegno ricco di dettagli,
ma questo non significa che non ci siano grandi maestri che incidono
con bulino che riescono a fare fantastiche cose. Un incisore che
utilizza più o meno gli stessi strumenti che uso io ha diverse punte
a disposizione da poter utilizzare per eseguire ogni volta un tratto
diverso e specifico, invece le punte dei bulini sono abbastanza
limitate."
"Le sue punte le prepara lei,
giusto?"
"Si. Di solito un incisore sa
quello che deve fare, e a seconda del lavoro che deve realizzare
prepara anche i suoi strumenti. Ogni punta ha una sezione piramidale
che viene usata per asportare il metallo. Per esempio, se vado a
incidere un uccello e devo rifinire il piumaggio uso diversi
scalpelli che hanno le punte lavorate. Se devo realizzare un lavoro,
per esempio per un chiaro scuro, e con le punte che ho non otterrei
il tratto che voglio eseguire, me ne costruisco uno o due per
scegliere il più adatto. Mi capita raramente di dover costruire
altre punte. Di solito utilizzo strumenti preparati venti o trenta
anni fa, però comunque può capitare di avere una traccia per la
quale non ho lo scalpello adatto, allora mi tocca ricostruirlo. Il
principio è lo stesso che seguono i pittori. Ogni pennello genera un
tratto diverso, ed è necessario dunque sapere quale di questi sia
più adatto al disegno che voglio realizzare. Un pittore però usa i
pennelli che sono gia pronti, se li va semplicemente a comprare.
Fanno eccezione i mignaturisti, i quali costruiscono da soli i loro
strumenti. Noi incisori dobbiamo fare da noi perchè non esistono in
vendita i mezzi necessari al nostro lavoro, quindi li realizziamo
noi a seconda di quello che dobbiamo fare."
"E in effetti alcuni lavori che
lei realizza sono come delle miniature, perchè estremamente piccoli
e aventi anch'essi una funzione descrittiva, è esatto?"
"Si, il lavoro che faccio io non è
altro che miniatura persiana andata su metallo, e quasi tutti sono
delle piccole o medie miniature."
"Quali temi sceglie per la
realizzazione dei suoi lavori?"
"I lavori che eseguo riportano per
lo più elementi caratteristici della mia terra. La nostra pittura
non è separabile dalla poesia, e così dalla musica. Le prime
miniature risalgono a quasi mille anni fa. Quasi tutti i libri
risalenti a quell'epoca contengono miniature, sopratutto i libri di
poesia persiana, e questa è una tradizione che continua ancora oggi.
Le miniature erano descrizioni disegnate nelle quali il miniaturista
interpreta quello che ha letto secondo il suo gusto, e la stessa cosa
vale anche per la nostra musica tradizionale, sempre legata
all'interpretazione della poesia persiana."
"Lei si occupa anche di poesia
persiana?"
"Mi capita di andare in giro a
recitare vecchi classici persiani, perchè poi chi fa il mio mestiere
di solito è anche legato per questioni di lavoro alla poesia. Se io
leggo, non so, due versi o tre versi, magari una piccola quartina,
potrebbe anche saltarmi in testa di disegnare quella quartina, e
interpretarla. Si impara molto dalla collaborazione fra diverse
discipline. Ti racconto una cosa. Nella nostra cultura esistono
racconti legati ad un favoloso uccello che si chiama SIMORGH, parola
che solitamente viene tradotta in occidente con 'araba fenice'.
Questo uccello compare da sempre nella letteratura persiana. Lui ha
due funzioni, e due poeti descrivono la sua storia in due versioni
completamente diverse: una di queste riporta ad un significato
mistico.
Un giorno gli uccelli decidono di
andare a cercare il loro re, perchè tutti ne avevano uno: i felini
avevano il loro re, il leone, gli esseri umani avevano il loro, e
così gli altri animali. Per trovare chi fosse il loro re gli uccelli
decidono di mettersi in viaggio, e per questa impresa viene
selezionato un rappresentante per ogni specie di uccello esistente.
Quasi centomila uccelli partono per questa straordinaria avventura.
Il viaggio è lungo e difficile, e man mano che si va avanti
logicamente quelli più deboli non ce la fanno. Alla fine del
percorso quelli di loro che resistono alla lunga traversata arrivano
davanti ad uno strapiombo, e dinanzi a loro si para una montagna con
le pareti lisciate dal vento, dall'acqua e dal sole. La superficie ha
le caratteristiche del marmo, ed in parte riflette l'immagine di
tutti loro. Erano rimasti in 30 di quei 100.000, e loro vedevano in
quell'immagine il riflesso del becco di uno, dell'ala di un altro,
delle zampe di un altro ancora e così via. Questa immagine composta
viene interpretata dai 30 come l'immagine del loro re. In persiano 30
si dice SI, uccello si dice MORGH, quindi il nome del mitico uccello
SIMORGH letteralmente significa 30 uccelli. Ecco perchè per esempio
questo SIMORGH è stato disegnato in varie forme, uno per esempio
l'ho disegnato l'altro ieri qua: è questo."
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SIMORGH,o "araba fenice" (foto di Rabii Tarbouchi) |
Il maestro mi mostra una lastra di
metallo sulla quale si intravede un principio di lavorazione.
L'incisione riporta la figura di un uccello con il piumaggio disteso,
le ali quasi spiegate ed il becco semi aperto, intento (pare) ad
emettere un qualche tipo di verso, le zampe e gli artigli pronti a
ghermire una preda.
"SIMORGH"- continua il dottor
Ghoratolhamid "compare di nuovo in una circostanza legata alla
storia di alcuni dei più famosi personaggi della letteratura
persiana. La storia comincia con due eroi epici iraniani, i quali
avranno un figlio che nasce albino. All'epoca, parliamo di migliaia e
migliaia di anni fa, le superstizioni la facevano da padrone, e la
storia narra che i due neogenitori, spaventati da quel figlio fuori
dal comune, decidono di abbandonarlo in campagna. SIMORGH lo porta
al suo nido, e lo fa crescere. Questo bambino albino crescerà, si
sposerà e poi avrà a sua volta un figlio: quest'ultimo diventerà
uno degli eroi più grandi della letteratura persiana.
Questi sono solo due esempi nel quali
SIMORGH compare nella letteratura, e vi comparirà molte altre volte.
Pensi che sino a poco tempo fa compariva nella compagnia aerea di
bandiera iraniana. Questa presentava un simbolo, la testa di un
uccello, che altri
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SIMORGH,dettaglio (foto di Rabii Tarbouchi) |
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SIMORGH,piumaggio (foto di Rabii Tarbouchi) |
E per tornare ai miei lavori, questo
con la figura di SIMORGH è l'ultimo al quale sto lavorando."
"Generalmente chi commissiona i
suoi lavori?"
"Ho lavorato per le chiese, ho
fatto diversi tabernacoli, ho fatto delle cibatte di assunta, di
santa, qualche crocefisso cesellato a sbalzo. Poi ci sono i privati.
Molte volte c'è qualcuno che deve andare in pensione dopo 40, 50
anni di lavoro, e magari ai colleghi viene l'idea di regalare
qualcosa di unico. Poi spesso ci sono gli orafi che mi portano
oggetti che non possono incidere a macchina, perchè con il
macchinario certe lavorazioni non riescono. I macchinari che
utilizzano gli orafi di Cagliari devono avere una superficie
piuttosto piana perchè il lavoro venga bene, altrimenti il
pantografo non riesce a lavorare. Esistono macchine per incidere a
laser, ma credo che a Cagliari non le possieda nessuno, e in ogni
caso non hanno mai una resa come potrebbe averla il lavoro a mano di
un artigiano incisore in quanto a bellezza e definizione. Il lavoro
disegnato viene caricato su computer e utilizzato come plotter, dopo
di che si incide a laser il metallo e si realizza il laoro. Nulla a
che vedere con il lavoro fatto a mano. Insomma, non si può incidere
tutto con la macchina poichè i macchinari hanno dei limiti, almeno
per mia fortuna!"
"Chi commissiona i suoi lavori di
solito le impone dei parametri rigidi o le viene lasciata libertà di
interpretazione?"
"Diciamo
che di solito chi viene qua e commissiona dei lavori mi da un'idea di
ciò che vorrebbe io realizzassi, ma in genere mi si da parecchia
carta bianca per l'interpretazione del tema in quanto si fa
affidamento sul mio senso estetico e le mie competenze tecniche.
Propongo al cliente una scelta di disegni che penso possano andar
bene, ed insieme valutiamo la soluzione più adatta al singolo caso.
Qualche cliente viene già con un disegno da realizzare, spesso non
tenendo conto che il disegno andrà su metallo che, avendo
caratteristiche differenti dalla carta, presenterebbe una resa non
soddisfacente a lavoro finito. In questi casi consiglio una modifica
in modo che il risultato sia comunque in linea con l'idea originale,
ma realizzabile sul supporto desiderato."
"Secondo lei c'è spazio per poter
imparare il suo mestiere e portarlo avanti da parte di un ragazzo che
volesse cominciare?"
"E' difficile. Si potrebbe provare
attraverso qualche scuola orafa, oppure qualche scuola di argenteria,
per inserire un corso di incisione all'interno di quell'ambito.
Pensare di insegnare direttamente questo mestiere è difficile,
almeno io lo vedo difficile. Le botteghe non ci sono, in tutta
Cagliari sono solo io ad avere una bottega, poi per conto loro c'è
chi incide i propri coltelli, ma generalmente non si ha tempo da
dedicare a un po di ragazzi. Però penso che se ci fossero dei
maestri che potessero prendere qualche ragazzino e insegnare il
mestiere sarebbe una bella cosa, magari con l'appoggio di qualche
scuola. Il tutto dovrebbe essere organizzato bene: un artigiano come
me non può organizzare una cosa del genere. Io devo aprire, sbrigare
le cose mie, pagarmi l'affitto, pagarmi tutto ciò che occorre per
eseguire i lavori. Dovrei avere un sostegno esterno, come ad esempio
far rientrare il lavoro in bottega in un corso professionale.
Diversamente dovrei stabilire un costo per il corso, ed insegnare un
mestiere ad un ragazzo facendo pagare un sacco di soldi non so quanto
sia poi conveniente per lui. Pensare ad un'esperienza da apprendista
come quella che ho vissuto io è molto difficile in una società che
prende tutt'altra direzione, e tornare indietro è davvero
complicato. Io parlo dell'Italia, perchè da quello che ho potuto
vedere di recente in Iran, non ad altissimi livelli, ma a livello
medio basso ci sono tanti ragazzini e ragazzine che vanno ad imparare
il mestiere. Purtroppo non ci sono grandi maestri: si fanno molti
lavori, ma diciamo che sono lavori fatti principalmente per i
turisti. Gli oggetti più che un valore artistico possiedono un
valore commerciale, il che è inevitabile tenendo conto che diventa
difficile sopravvivere se non riesci a vendere. Poi chissà, magari
fra tutti loro uscirà qualcuno che si distnguerà dalla massa e
diverrà un grande maestro prendendo la sua strada. Nelle botteghe in
Iran lavorano tanti ragazzi, ed ora anche ragazze, e questa è una
novità nel mio campo. Dopo la rivoluzione del 1979 hanno cominciato
ad andare in bottega anche le ragazze, ma prima, quando ho cominciato
io, il mestiere dell'incisore era tipicamente maschile. All'epoca
conoscevo solo una ragazza armena della mia città che faceva questo
mestiere, ora girando per le vie commerciali si vedono addirittura
più ragazze che ragazzi in bottega!
Ho visto che anche nell'ambito
universitario, in accademia, in Iran si cura molto l'insegnamento
delle arti tradizionali persiane. Esiste da circa 25 anni
un'università delle arti tradizionali che sono in primis disegno,
tessitura e restauro del tappeto persiano. Il problema sorge nel
momento in cui, come spesso accade, chi disegna il tappeto non lo sa
annodare, chi annoda non sa disegnare e chi restaura non disegna e
non annoda. Sempre all'università si insegnano incisione,
cesellatura e sbalzo, che sono in pratica un corso unico. In quel
caso quando esci sai fare tutti e tre, tutte cose che sono state
insegnate anche a me in bottega. All'occorrenza infatti faccio
incisione, come cesellatura o sbalzo, ed anche intarsiatura. Lavoro
con piccolissimi pezzetti di metallo, legno e osso di cammello in
sezioni di un millimetro per un millimetro. Questa tecnica si usa per
decorare mobili o piccoli oggetti, come scatole portagioie come
quella esposta in vetrina per esempio."
Il
dottor Ghoratolhamid mi mostra i manufatti da lui realizzati.
La scatola porta gioie della quale mi
parla è decorata con un intarsio realizzato con sezioni di metallo, legno colorato e osso di cammello. La sezione lavorata non è più spessa di un millimetro, e la maestria con la quale sono alternati ed assemblati gli intarsi lascia sbigottiti.
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Intarsio,scatola portagioie (foto di Rabii Tarbouchi) |
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Scatola portagioie,intarsio (foto di Rabii Tarbouchi) |
"Tornando alle discipline
universitarie proposte in Iran"- continua il maestro "hanno
ruoli importantissimi miniatura e calligrafia. Un lavoro in bella
calligrafia potrebbe diventare anche un quadro: per esempio una
poesia scritta con una bellissima calligrafia diventa un quadro da
appendere, e questo tipo di manufatto è molto utilizzato in Iran per
abbellire le case, oltre ad avere un enorme valore artistico. I
caratteri persiani si prestano molto al disegno, e sopratutto alla
fantasia di chi realizza opere calligrafiche. I caratteri sono più o
meno come quelli arabi, solo che in persiano esistono quattro lettere
in più che in arabo non esistono, e sono la PI, la JE, CE e GHE.
Per tutte le discipline che ho elencato
l'università iraniana rilascia un'attestato di laurea.
Chiaramente un ragazzo che esce dopo 5
o 6 anni dalla bottega possiede una preparazione pratica di gran
lunga superiore ad un neolaureato. E' un po la differenza che passa
fra la preparazione dei ragazzi di bottega nel rinascimento e gli
studenti delle accademie oggi. Mediamente un ragazzo in bottega
lavora 7 o 8 ore al giorno: all'università si fa pratica al massimo
per 5 ore alla settimana. La mia preparazione deriva quasi totalmente
dal lavoro svolto in bottega. Ho imparato a disegnare da solo: il mio
maestro mi mandava a copiare i disegni nelle moschee, e a poco a poco
ho imparato la tecnica"
"Quali sono i passaggi preparatori
ai suoi lavori?"
"Dipende molto dal lavoro che devo
eseguire. Per alcuni ho bisogno di un disegno preparatorio, ed in
genere il disegno si esegue prima su carta quando è necessario
rispettare delle rigide proporzioni. Per altri lavori, come l'uccello
che abbiamo visto prima, o la realizzazione del disegno di un fiore
che non esiste in natura, non è necessaria la fase preparatoria. Al
massimo si traccia a matita il disegno su metallo, ma ormai ho
acquisito un'esperienza tale che per queste lavorazioni vado
direttamente ad incidere con lo scalpello su metallo"
" Ricorda con particolare affetto
qualche lavoro?"
"Si. Avevo 17 anni, e lavoravo
ancora in bottega con il mio maestro. Dalla Spagna ci avevano
commissionato la realizzazione del 'Cenacolo' di Leonardo Da Vinci su
una lastra di metallo di 80 cm per 140 cm. Oltre al disegno centrale,
la cornice era completamente lavorata, incisa e traforata Quando ho
avuto davanti agli occhi la stampa a colori dell'originale di Da
Vinci la mia reazione è stata di stupore e meraviglia. Abbiamo
lavorato almeno in due su quel lavoro, per sei o sette mesi, ed una
volta terminato il risultato era davvero uno spettacolo! In quel
momento decisi: 'Se un giorno andrò in Italia, la prima cosa che
farò sarà andare a vedere il Cenacolo di Da Vinci'."
"E c'è riuscito?"
"Si, certamente. E sono stato
anche fortunato in quella circostanza. Ero a Milano per vederlo, un
amico mi accompagnava. In quel periodo era sottoposto a restauro, e
nessuno era autorizzato a visitare il sito dei lavori. Un operaio
prese in simpatia me e il mio amico, e ci portò eccezionalmente a
visitare l'opera d'arte. Ebbi la possibilità di vedere il capolavoro
ad una distanza ravvicinata, privilegio riservato solo agli addetti
ai lavori, ed una volta accese le luci, ed avuto dinanzi agli occhi
quello spettacolo, l'emozione è stata fortissima. Ho idea di
realizzarlo di nuovo, sono anni che ci sto pensando, ma non è
facile. E' un lavoro lungo che va preparato, messo da parte, e quando
si ha un'ora di tempo dedicarcisi. All'epoca di quel lavoro io ero
ancora inesperto, ed avevo realizzato solo i lavori più elementari,
più che altro incidevo e traforavo. I lavori più complessi come i
visi, le mani, i capelli, li realizzava tutti il mio maestro. Mi
piacerebbe cimentarmi in quei particolari che all'epoca non avevo la
capacità per realizzare."
"Dove possiamo vedere i suoi
lavori?"
Di solito faccio una, massimo due
mostre all'anno, poi dipende da dove espongo. Precedentemente
all'evento si cerca di pubblicizzarlo, e in questo le nuove
tecnologie ci vengono parecchio incontro. Probabilmente ci sarà una
mostra a metà giugno ad Arbatax, ma la cosa è ancora da definire.
Generalmente collego alla mostra anche delle letture in metrica di
poesie persiane, e alla mia lettura viene affiancata una traduzine in
lingua italiana e un accompagnamento musicale, che può essere con
violino, chitarra, e da poco mi è capitato di essere accompagnato
anche da un amico suonatore di launeddas. Il pubblico apprezza molto
perchè la nostra lingua (il Farsi) è piuttosto musicale: non ha i
suoni gutturali dell'arabo ma ha delle sonorità più dolci, simili
al francese.
Oltre a questi eventi ovviamente i miei
lavori possono essere visionati qui nella mia bottega e sul mio
profilo di lavoro su facebook."
"Quali sono i suoi prossimi
progetti?"
"Mi piacerebbe come ho detto
realizzare la famosa copia del Cenacolo di Da Vinci, con dimensioni
ancora più grandi di quelle della riproduzione fatta insieme al mio
maestro. E poi, già da una decina d'anni ho disegnato una scena di
polo, uno sport molto antico, con quattro cavalieri, ma per il
momento è rimasta sulla carta. Bisogna che inizi, prima che l'età
cominci ad avanzare!"
Dopo aver scattato alcune foto ai
lavori del dottor Ghoratolhamid, lo ringrazio e lo saluto, con la
promessa di rivederci pesto ad uno dei suoi eventi d'arte e poesia
persiana.
Marta Banditelli
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