Leggo oggi un post della giornalista Selvaggia Lucarelli su facebook. Oggetto dell'ilarità nel post è la proposta del nostro ministro per i beni e le attività culturali, Dario Franceschini, di realizzare una 'biblioteca degli inediti', allo scopo di raccogliere tutte le produzioni scritte che gli italiani custodiscono nei propri cassetti. Questo censimento non lascerebbe che parte della nostra storia artistica vada persa solo perché non gradita ad alcun editore. Al di là della sorellanza con il mio "progetto Ercole", trovo l'iniziativa lodevole, e non capisco quale sia la pietra dello scandalo in questo contesto.
Incuriosita cerco qualche elemento in più sul web, ed incappo in un articolo di Arianna Galati su 'Yahoo! Italia notizie'. La Galati, schernendo il ministro, si domanda a cosa dovrebbe servire tale biblioteca,ed aggiunge: "un inedito non resta tale solo perché il mondo nell'editoria è brutto e cattivo, ma perché magari non ha veramente il minimo valore aggiunto in quel che sta cercando di raccontarci".
A questo proposito mi chiedo invece io: e se fossimo noi lettori a prendere una decisione su cosa ci piace e cosa no una volta tanto?
È possibile che noi, miseri fruitori ultimi di letteratura,si abbia anche del senso critico e gusto personale,ed è possibile che noi si sia anche in grado di preferire una lettura all'altra senza la supervisione di un 'adulto-editore'. È tipica, per ovvi motivi storico-religiosi, l'idea tutta italiana dell'intermediario tra il testo 'sacro' ed i profani: i tempi sono decisamente maturi per affrancarsi da questa scomoda eredità.
La Galati prosegue con un interrogativo di natura logistica. Rispetto ai manoscritti si chiede dove poter "stipare" questo "quantitativo irragionevole di carta", ed arrivando da sola al concetto di e-book, contesta comunque il fatto che questo archivio andrebbe manutenuto e catalogato.
In un paese nel quale la percentuale di lettori è a dir poco scarsa, un'iniziativa che promuova la letteratura dando la possibilità di esserne protagonisti , a chi potrebbe nuocere esattamente? Di cosa hanno paura coloro che la affossano?
Il sospetto è che questa sia una di quelle "polemiche di categoria", come quelle seguite alla proposta di abolizione degli albi professionali. Quando si fa parte di un'élite, e si raggiunge lo status di 'qualcosa', è sempre difficile riconoscere tale appartenenza anche a chi è arrivato alla meta attraverso un percorso diverso.
Dopo tutto, viviamo in un paese in cui Charles Bukowski non avrebbe potuto insegnare letteratura moderna all'università: non avrebbe avuto requisiti e titoli.
Marta Banditelli
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