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sabato 26 settembre 2015

Sottratti due Goya da 5 milioni di euro: si esclude furto su commissione

E' del primo di settembre la notizia del furto di due opere attribuite al maestro Francisco de Goya(1746-1828), e trafugate da un'abitazione di Villanueva de Canada, appena fuori Madrid. L'"Art recovery Group", compagnia specializzata nel recupero di opere d'arte, esclude l'ipotesi di un furto su commissione. I ladri infatti avrebbero casualmente trovato i due dipinti nella cassaforte durante la ricerca di refurtiva. Si tratta de "Il sogno di San Giuseppe", olio databile fra il 1770 ed il 72, e "Caricatura di teste", inchiostro realizzato fra il 1771 e il 73  Incoraggiati dalle modeste dimensioni degli stessi, rispettivamente 33,5x24 e 21x15 cm, i malviventi avrebbero deciso di portarli via con se pur non essendo consapevoli del loro reale valore di cinque milioni di euro. Guardia civil, interpol e polizie di tutta Europa sono state allertate.

Marta Banditelli

I quadri sottratti:
A sinistra "Il sogno di San Giuseppe"; a destra "Caricatura di teste" 

sabato 16 maggio 2015

UN ANTICO MESTIERE DALL'IRAN A CAGLIARI: INTERVISTA AL DOTTOR MOSTAFA GHORATOLHAMID

https://www.facebook.com/pages/Mostafa-Ghoratolhamid/1478803379059326https://www.facebook.com/pages/Mostafa-Ghoratolhamid/1478803379059326
Il dottor Ghoratolhamid a lavoro nella sua bottega.
(foto di Rabii Tarbouchi)


Corre l'anno 2015, e gli antichi mestieri, quelli esercitati grazie a finissime competenze manuali, vengono progressivamente a scomparire, o per meglio dire a cambiare aspetto.

Esperti artigiani quali liutai, tappezzieri, ed orafi incisori chiudono le serrande delle proprie botteghe, ma coloro che resistono e tengono in piedi l'attività godono del privilegio della scarsa o totale assenza di concorrenza nel proprio settore, e di una impagabile quanto rarissima padronanza del sapere manuale.

Il dottor Mostafa Ghoratolhamid, maestro incisore e cesellatore, è l'ultimo tra i suoi colleghi a Cagliari a lavorare ancora esclusivamente a mano.

E' un sabato mattina, ed il dottor Ghoratolhamid ci riceve nella sua bottega, in via della Pineta 187. Il sole splende, e di buon mattino la serranda viene sollevata, mostrando ai passanti la vetrina con le creazioni del maestro.

Ci salutiamo, e il maestro ci fa accomodare dandoci la possibilità di cominciare la nostra chiacchierata.

" Dottor Ghoratolhamid, come e dove è cominciata la sua carriera lavorativa?"

"Il mio percorso inizia nel mio paese, in Iran. Avevo 12 anni e avevo appena finito le scuole elementari. All'epoca si facevano 6 anni di scuole elementari e sei di scuole superiori, non esistevano le scuole medie, perciò finite le scuole elementari sono andato a lavorare in bottega, e ho iniziato li. In bottega lavoravamo io, il mio maestro Mehdi Zuofan , e c'erano anche altri incisori che erano molto più grandi di me. Ho avuto molta fortuna, perchè ho lavorato con uno dei più grandi incisori ancora in vita nel paese. La tecnica dell'incisione su metallo è molto diffusa in Iran, sopratutto in certe citta come Isfahan, la mia città natale, o Tabas. Di solito si utilizza per decorare, abbellire e personalizzare oggetti dei quali si fa un utilizzo giornaliero, come piatti o vasi. Il primo a realizzare con questa tecnica veri e propri quadri incisi su metallo da incorniciare per abbellire le case è stato il mio maestro.

Ho lavorato sei anni con lui, dopo di che mi sono diplomato. Ho lavorato altri due anni per conto mio, dopo di che ho deciso di venire in Italia per studiare. Ho fatto un anno a Perugia, all'università per stranieri, accedendo alla facoltà di ingegneria mineraria. Quando ho superato l'esame di ammissione mi hanno mandato a Trieste. Trieste è una bellissima città, ma non ci vivevo bene, dunque mi sono trasferito alla facoltà di ingegneria mineraria a Cagliari. Il percorso che mi ha portato in Italia, e poi a Cagliari è stato dunque universitario più che lavorativo. Negli anni 80 mi sono laureato e ho continuato a fare quello che sapevo fare. In realtà ho sempre lavorato anche durante gli anni universitari. A Cagliari per mantenermi facevo questo mestiere, e lavoravo sia per conto mio che per molti orafi che avevano bisogno di incidere qualcosa. Diciamo che per l'85% dei miei studi mi sono mantenuto grazie ai miei lavori. All'epoca non si poteva lavorare, perchè gli studenti dovevano fare solo gli studenti, ma oggi non è più cosi. Ormai è andato in prescrizione, perciò si può dire!"

"A proposito del suo lavoro, parlando di Cagliari, lei è l'unico fra gli incisori ad incidere a mano: è corretto?"

Se parliamo di lavori di un certo livello si. Sino a pochi anni fa c'era un signore, un carissimo amico che però incideva sopratutto anelli matrimoniali, e poi c'è qualcuno che incide i colletti dei coltelli. Però se parliamo di lavori grossi come li realizzo io, mezzo metro per un metro, non credo si sia mai cimentato nessuno, perchè è un lavoro che porta via molto tempo, e richiede molta pazienza. Però ancora oggi c'è qualcuno che incide o lame di coltelli, o altri oggetti.

L'incisione su superfici di metallo così estese non è una pratica tipica del cagliaritano, e più in generale del sud Sardegna. Da quello che so c'erano grandi maestri argentieri anche in Sardegna, che però effettuavano lavori di sbalzo per le chiese, crocefissi sbalzati o altri calici lavorati molto bene. Se parliamo però tecnicamente di incisione non c'erano grandi esempi."

"Quali e quante tecniche esistono per la lavorazione del metallo?"

"Esistono tre tecniche di lavorazione del metallo, una è proprio l'incisione, in cui viene asportato il metallo e tale asportazione lascia traccia, nell'altra il metallo viene battuto, e lo scalpello lascia traccia, ma non c'è nessuna asportazione. Poi c'è l'altro lavoro di bassorilievo e sbalzo.

Questi lavori si trovano in molti paesi, ad esempio nel sud america, asia centrale, India, nord africa, in Italia. Però come incisione vera e propria ho visto poco. Per esempio in nord africa fanno più cesellatura, e la differenza è che nella cesellatura non si asporta metallo, ma è lo scalpello a lasciare il segno: il metallo viene segnato ma non inciso.

Poi per quanto riguarda l'incisione ci sono principalmente due tipi di incisione. C'è chi lavora con gli scalpelli e chi coi bulini. Con i bulini viene utilizzato il martello, con il quale viene spinto il bulino e quindi asportato il metallo. Di solito il bulino si usa con metalli abbastanza dolci, e se un metallo non è dolce deve essere comunque temperato in modo tale che sia più facile da lavorare. Io ho imparato la tecnica in uso nella mia zona: l'incisione viene fatta con lo scalpello e non con bulino, sempre ovviamente con l'aiuto del martello. E' la tecnica che si usa molto per incidere le lame di coltelli oppure i calci dei fucili, perchè sono più difficilmente lavorabili solo col bulino."

"Per quanto riguarda la precisione del disegno e del dettaglio, la seconda tecnica, quella che utilizza lei, pensa che sia più adatta alla realizzazione dei disegni più elaborati?"

"Secondo me con questa tecnica si potrebbe sicuramente lavorare meglio su un disegno ricco di dettagli, ma questo non significa che non ci siano grandi maestri che incidono con bulino che riescono a fare fantastiche cose. Un incisore che utilizza più o meno gli stessi strumenti che uso io ha diverse punte a disposizione da poter utilizzare per eseguire ogni volta un tratto diverso e specifico, invece le punte dei bulini sono abbastanza limitate."

"Le sue punte le prepara lei, giusto?"

"Si. Di solito un incisore sa quello che deve fare, e a seconda del lavoro che deve realizzare prepara anche i suoi strumenti. Ogni punta ha una sezione piramidale che viene usata per asportare il metallo. Per esempio, se vado a incidere un uccello e devo rifinire il piumaggio uso diversi scalpelli che hanno le punte lavorate. Se devo realizzare un lavoro, per esempio per un chiaro scuro, e con le punte che ho non otterrei il tratto che voglio eseguire, me ne costruisco uno o due per scegliere il più adatto. Mi capita raramente di dover costruire altre punte. Di solito utilizzo strumenti preparati venti o trenta anni fa, però comunque può capitare di avere una traccia per la quale non ho lo scalpello adatto, allora mi tocca ricostruirlo. Il principio è lo stesso che seguono i pittori. Ogni pennello genera un tratto diverso, ed è necessario dunque sapere quale di questi sia più adatto al disegno che voglio realizzare. Un pittore però usa i pennelli che sono gia pronti, se li va semplicemente a comprare. Fanno eccezione i mignaturisti, i quali costruiscono da soli i loro strumenti. Noi incisori dobbiamo fare da noi perchè non esistono in vendita i mezzi necessari al nostro lavoro, quindi li realizziamo noi a seconda di quello che dobbiamo fare."

"E in effetti alcuni lavori che lei realizza sono come delle miniature, perchè estremamente piccoli e aventi anch'essi una funzione descrittiva, è esatto?"

"Si, il lavoro che faccio io non è altro che miniatura persiana andata su metallo, e quasi tutti sono delle piccole o medie miniature."

"Quali temi sceglie per la realizzazione dei suoi lavori?"

"I lavori che eseguo riportano per lo più elementi caratteristici della mia terra. La nostra pittura non è separabile dalla poesia, e così dalla musica. Le prime miniature risalgono a quasi mille anni fa. Quasi tutti i libri risalenti a quell'epoca contengono miniature, sopratutto i libri di poesia persiana, e questa è una tradizione che continua ancora oggi. Le miniature erano descrizioni disegnate nelle quali il miniaturista interpreta quello che ha letto secondo il suo gusto, e la stessa cosa vale anche per la nostra musica tradizionale, sempre legata all'interpretazione della poesia persiana."

"Lei si occupa anche di poesia persiana?"

"Mi capita di andare in giro a recitare vecchi classici persiani, perchè poi chi fa il mio mestiere di solito è anche legato per questioni di lavoro alla poesia. Se io leggo, non so, due versi o tre versi, magari una piccola quartina, potrebbe anche saltarmi in testa di disegnare quella quartina, e interpretarla. Si impara molto dalla collaborazione fra diverse discipline. Ti racconto una cosa. Nella nostra cultura esistono racconti legati ad un favoloso uccello che si chiama SIMORGH, parola che solitamente viene tradotta in occidente con 'araba fenice'. Questo uccello compare da sempre nella letteratura persiana. Lui ha due funzioni, e due poeti descrivono la sua storia in due versioni completamente diverse: una di queste riporta ad un significato mistico.

Un giorno gli uccelli decidono di andare a cercare il loro re, perchè tutti ne avevano uno: i felini avevano il loro re, il leone, gli esseri umani avevano il loro, e così gli altri animali. Per trovare chi fosse il loro re gli uccelli decidono di mettersi in viaggio, e per questa impresa viene selezionato un rappresentante per ogni specie di uccello esistente. Quasi centomila uccelli partono per questa straordinaria avventura. Il viaggio è lungo e difficile, e man mano che si va avanti logicamente quelli più deboli non ce la fanno. Alla fine del percorso quelli di loro che resistono alla lunga traversata arrivano davanti ad uno strapiombo, e dinanzi a loro si para una montagna con le pareti lisciate dal vento, dall'acqua e dal sole. La superficie ha le caratteristiche del marmo, ed in parte riflette l'immagine di tutti loro. Erano rimasti in 30 di quei 100.000, e loro vedevano in quell'immagine il riflesso del becco di uno, dell'ala di un altro, delle zampe di un altro ancora e così via. Questa immagine composta viene interpretata dai 30 come l'immagine del loro re. In persiano 30 si dice SI, uccello si dice MORGH, quindi il nome del mitico uccello SIMORGH letteralmente significa 30 uccelli. Ecco perchè per esempio questo SIMORGH è stato disegnato in varie forme, uno per esempio l'ho disegnato l'altro ieri qua: è questo."

SIMORGH,o "araba fenice"
(foto di Rabii Tarbouchi)
Il maestro mi mostra una lastra di metallo sulla quale si intravede un principio di lavorazione.
L'incisione riporta la figura di un uccello con il piumaggio disteso, le ali quasi spiegate ed il becco semi aperto, intento (pare) ad emettere un qualche tipo di verso, le zampe e gli artigli pronti a ghermire una preda.

"SIMORGH"- continua il dottor Ghoratolhamid "compare di nuovo in una circostanza legata alla storia di alcuni dei più famosi personaggi della letteratura persiana. La storia comincia con due eroi epici iraniani, i quali avranno un figlio che nasce albino. All'epoca, parliamo di migliaia e migliaia di anni fa, le superstizioni la facevano da padrone, e la storia narra che i due neogenitori, spaventati da quel figlio fuori dal comune, decidono di abbandonarlo in campagna. SIMORGH lo porta al suo nido, e lo fa crescere. Questo bambino albino crescerà, si sposerà e poi avrà a sua volta un figlio: quest'ultimo diventerà uno degli eroi più grandi della letteratura persiana.

Questi sono solo due esempi nel quali SIMORGH compare nella letteratura, e vi comparirà molte altre volte. Pensi che sino a poco tempo fa compariva nella compagnia aerea di bandiera iraniana. Questa presentava un simbolo, la testa di un uccello, che altri


SIMORGH,dettaglio
(foto di Rabii Tarbouchi)
SIMORGH,piumaggio
(foto di Rabii Tarbouchi)
non è che SIMORGH. In persiano poi, l'acronimo di "compagnia aerea iraniana" risulta H.O.M.A, ovvero l'altro nome di SIMORGH.

E per tornare ai miei lavori, questo con la figura di SIMORGH è l'ultimo al quale sto lavorando."

"Generalmente chi commissiona i suoi lavori?"

"Ho lavorato per le chiese, ho fatto diversi tabernacoli, ho fatto delle cibatte di assunta, di santa, qualche crocefisso cesellato a sbalzo. Poi ci sono i privati. Molte volte c'è qualcuno che deve andare in pensione dopo 40, 50 anni di lavoro, e magari ai colleghi viene l'idea di regalare qualcosa di unico. Poi spesso ci sono gli orafi che mi portano oggetti che non possono incidere a macchina, perchè con il macchinario certe lavorazioni non riescono. I macchinari che utilizzano gli orafi di Cagliari devono avere una superficie piuttosto piana perchè il lavoro venga bene, altrimenti il pantografo non riesce a lavorare. Esistono macchine per incidere a laser, ma credo che a Cagliari non le possieda nessuno, e in ogni caso non hanno mai una resa come potrebbe averla il lavoro a mano di un artigiano incisore in quanto a bellezza e definizione. Il lavoro disegnato viene caricato su computer e utilizzato come plotter, dopo di che si incide a laser il metallo e si realizza il laoro. Nulla a che vedere con il lavoro fatto a mano. Insomma, non si può incidere tutto con la macchina poichè i macchinari hanno dei limiti, almeno per mia fortuna!"

"Chi commissiona i suoi lavori di solito le impone dei parametri rigidi o le viene lasciata libertà di interpretazione?"

"Diciamo che di solito chi viene qua e commissiona dei lavori mi da un'idea di ciò che vorrebbe io realizzassi, ma in genere mi si da parecchia carta bianca per l'interpretazione del tema in quanto si fa affidamento sul mio senso estetico e le mie competenze tecniche. Propongo al cliente una scelta di disegni che penso possano andar bene, ed insieme valutiamo la soluzione più adatta al singolo caso. Qualche cliente viene già con un disegno da realizzare, spesso non tenendo conto che il disegno andrà su metallo che, avendo caratteristiche differenti dalla carta, presenterebbe una resa non soddisfacente a lavoro finito. In questi casi consiglio una modifica in modo che il risultato sia comunque in linea con l'idea originale, ma realizzabile sul supporto desiderato."

"Secondo lei c'è spazio per poter imparare il suo mestiere e portarlo avanti da parte di un ragazzo che volesse cominciare?"

"E' difficile. Si potrebbe provare attraverso qualche scuola orafa, oppure qualche scuola di argenteria, per inserire un corso di incisione all'interno di quell'ambito. Pensare di insegnare direttamente questo mestiere è difficile, almeno io lo vedo difficile. Le botteghe non ci sono, in tutta Cagliari sono solo io ad avere una bottega, poi per conto loro c'è chi incide i propri coltelli, ma generalmente non si ha tempo da dedicare a un po di ragazzi. Però penso che se ci fossero dei maestri che potessero prendere qualche ragazzino e insegnare il mestiere sarebbe una bella cosa, magari con l'appoggio di qualche scuola. Il tutto dovrebbe essere organizzato bene: un artigiano come me non può organizzare una cosa del genere. Io devo aprire, sbrigare le cose mie, pagarmi l'affitto, pagarmi tutto ciò che occorre per eseguire i lavori. Dovrei avere un sostegno esterno, come ad esempio far rientrare il lavoro in bottega in un corso professionale. Diversamente dovrei stabilire un costo per il corso, ed insegnare un mestiere ad un ragazzo facendo pagare un sacco di soldi non so quanto sia poi conveniente per lui. Pensare ad un'esperienza da apprendista come quella che ho vissuto io è molto difficile in una società che prende tutt'altra direzione, e tornare indietro è davvero complicato. Io parlo dell'Italia, perchè da quello che ho potuto vedere di recente in Iran, non ad altissimi livelli, ma a livello medio basso ci sono tanti ragazzini e ragazzine che vanno ad imparare il mestiere. Purtroppo non ci sono grandi maestri: si fanno molti lavori, ma diciamo che sono lavori fatti principalmente per i turisti. Gli oggetti più che un valore artistico possiedono un valore commerciale, il che è inevitabile tenendo conto che diventa difficile sopravvivere se non riesci a vendere. Poi chissà, magari fra tutti loro uscirà qualcuno che si distnguerà dalla massa e diverrà un grande maestro prendendo la sua strada. Nelle botteghe in Iran lavorano tanti ragazzi, ed ora anche ragazze, e questa è una novità nel mio campo. Dopo la rivoluzione del 1979 hanno cominciato ad andare in bottega anche le ragazze, ma prima, quando ho cominciato io, il mestiere dell'incisore era tipicamente maschile. All'epoca conoscevo solo una ragazza armena della mia città che faceva questo mestiere, ora girando per le vie commerciali si vedono addirittura più ragazze che ragazzi in bottega!

Ho visto che anche nell'ambito universitario, in accademia, in Iran si cura molto l'insegnamento delle arti tradizionali persiane. Esiste da circa 25 anni un'università delle arti tradizionali che sono in primis disegno, tessitura e restauro del tappeto persiano. Il problema sorge nel momento in cui, come spesso accade, chi disegna il tappeto non lo sa annodare, chi annoda non sa disegnare e chi restaura non disegna e non annoda. Sempre all'università si insegnano incisione, cesellatura e sbalzo, che sono in pratica un corso unico. In quel caso quando esci sai fare tutti e tre, tutte cose che sono state insegnate anche a me in bottega. All'occorrenza infatti faccio incisione, come cesellatura o sbalzo, ed anche intarsiatura. Lavoro con piccolissimi pezzetti di metallo, legno e osso di cammello in sezioni di un millimetro per un millimetro. Questa tecnica si usa per decorare mobili o piccoli oggetti, come scatole portagioie come quella esposta in vetrina per esempio."


Il dottor Ghoratolhamid mi mostra i manufatti da lui realizzati. La scatola porta gioie della quale mi

parla è decorata con un intarsio realizzato con sezioni di metallo, legno colorato e osso di cammello. La sezione lavorata non è più spessa di un millimetro, e la maestria con la quale sono alternati ed assemblati gli intarsi lascia sbigottiti.
Intarsio,scatola portagioie
(foto di Rabii Tarbouchi)

Scatola portagioie,intarsio
(foto di Rabii Tarbouchi)
"Tornando alle discipline universitarie proposte in Iran"- continua il maestro "hanno ruoli importantissimi miniatura e calligrafia. Un lavoro in bella calligrafia potrebbe diventare anche un quadro: per esempio una poesia scritta con una bellissima calligrafia diventa un quadro da appendere, e questo tipo di manufatto è molto utilizzato in Iran per abbellire le case, oltre ad avere un enorme valore artistico. I caratteri persiani si prestano molto al disegno, e sopratutto alla fantasia di chi realizza opere calligrafiche. I caratteri sono più o meno come quelli arabi, solo che in persiano esistono quattro lettere in più che in arabo non esistono, e sono la PI, la JE, CE e GHE.

Per tutte le discipline che ho elencato l'università iraniana rilascia un'attestato di laurea.

Chiaramente un ragazzo che esce dopo 5 o 6 anni dalla bottega possiede una preparazione pratica di gran lunga superiore ad un neolaureato. E' un po la differenza che passa fra la preparazione dei ragazzi di bottega nel rinascimento e gli studenti delle accademie oggi. Mediamente un ragazzo in bottega lavora 7 o 8 ore al giorno: all'università si fa pratica al massimo per 5 ore alla settimana. La mia preparazione deriva quasi totalmente dal lavoro svolto in bottega. Ho imparato a disegnare da solo: il mio maestro mi mandava a copiare i disegni nelle moschee, e a poco a poco ho imparato la tecnica"

"Quali sono i passaggi preparatori ai suoi lavori?"

"Dipende molto dal lavoro che devo eseguire. Per alcuni ho bisogno di un disegno preparatorio, ed in genere il disegno si esegue prima su carta quando è necessario rispettare delle rigide proporzioni. Per altri lavori, come l'uccello che abbiamo visto prima, o la realizzazione del disegno di un fiore che non esiste in natura, non è necessaria la fase preparatoria. Al massimo si traccia a matita il disegno su metallo, ma ormai ho acquisito un'esperienza tale che per queste lavorazioni vado direttamente ad incidere con lo scalpello su metallo"

" Ricorda con particolare affetto qualche lavoro?"

"Si. Avevo 17 anni, e lavoravo ancora in bottega con il mio maestro. Dalla Spagna ci avevano commissionato la realizzazione del 'Cenacolo' di Leonardo Da Vinci su una lastra di metallo di 80 cm per 140 cm. Oltre al disegno centrale, la cornice era completamente lavorata, incisa e traforata Quando ho avuto davanti agli occhi la stampa a colori dell'originale di Da Vinci la mia reazione è stata di stupore e meraviglia. Abbiamo lavorato almeno in due su quel lavoro, per sei o sette mesi, ed una volta terminato il risultato era davvero uno spettacolo! In quel momento decisi: 'Se un giorno andrò in Italia, la prima cosa che farò sarà andare a vedere il Cenacolo di Da Vinci'."

"E c'è riuscito?"

"Si, certamente. E sono stato anche fortunato in quella circostanza. Ero a Milano per vederlo, un amico mi accompagnava. In quel periodo era sottoposto a restauro, e nessuno era autorizzato a visitare il sito dei lavori. Un operaio prese in simpatia me e il mio amico, e ci portò eccezionalmente a visitare l'opera d'arte. Ebbi la possibilità di vedere il capolavoro ad una distanza ravvicinata, privilegio riservato solo agli addetti ai lavori, ed una volta accese le luci, ed avuto dinanzi agli occhi quello spettacolo, l'emozione è stata fortissima. Ho idea di realizzarlo di nuovo, sono anni che ci sto pensando, ma non è facile. E' un lavoro lungo che va preparato, messo da parte, e quando si ha un'ora di tempo dedicarcisi. All'epoca di quel lavoro io ero ancora inesperto, ed avevo realizzato solo i lavori più elementari, più che altro incidevo e traforavo. I lavori più complessi come i visi, le mani, i capelli, li realizzava tutti il mio maestro. Mi piacerebbe cimentarmi in quei particolari che all'epoca non avevo la capacità per realizzare."

"Dove possiamo vedere i suoi lavori?"

Di solito faccio una, massimo due mostre all'anno, poi dipende da dove espongo. Precedentemente all'evento si cerca di pubblicizzarlo, e in questo le nuove tecnologie ci vengono parecchio incontro. Probabilmente ci sarà una mostra a metà giugno ad Arbatax, ma la cosa è ancora da definire. Generalmente collego alla mostra anche delle letture in metrica di poesie persiane, e alla mia lettura viene affiancata una traduzine in lingua italiana e un accompagnamento musicale, che può essere con violino, chitarra, e da poco mi è capitato di essere accompagnato anche da un amico suonatore di launeddas. Il pubblico apprezza molto perchè la nostra lingua (il Farsi) è piuttosto musicale: non ha i suoni gutturali dell'arabo ma ha delle sonorità più dolci, simili al francese.

Oltre a questi eventi ovviamente i miei lavori possono essere visionati qui nella mia bottega e sul mio profilo di lavoro su facebook."

"Quali sono i suoi prossimi progetti?"

"Mi piacerebbe come ho detto realizzare la famosa copia del Cenacolo di Da Vinci, con dimensioni ancora più grandi di quelle della riproduzione fatta insieme al mio maestro. E poi, già da una decina d'anni ho disegnato una scena di polo, uno sport molto antico, con quattro cavalieri, ma per il momento è rimasta sulla carta. Bisogna che inizi, prima che l'età cominci ad avanzare!"

Dopo aver scattato alcune foto ai lavori del dottor Ghoratolhamid, lo ringrazio e lo saluto, con la promessa di rivederci pesto ad uno dei suoi eventi d'arte e poesia persiana.



Marta Banditelli




mercoledì 13 maggio 2015

Picasso da record: 179 milioni di dollari per "les fammes d'Alger"

Asta da record per la casa Christie's a New York. Compratori e collezionisti di tutto il mondo,in sala e al telefono,si sono contesi fino all'ultimo rilancio il capolavoro del maestro spagnolo Pablo Picasso. Il dipinto in questione è  "les fammes d'Alger", composizione di 15 opere codificate da lettere diverse dalla A alla O, realizzata in epoche diverse fra il 1954 ed il 1955. Il fortunato acquirente se l'è aggiudicato per 179.365.000 dollari, cifra che ha stabilito un nuovo record mondiale: è infatti l'opera l'arte più costosa mai battuta all'asta. In dodici concitati minuti "le fammes d'Alger" ha stracciato il precedente record, battuto dal quadro appartenente al trittico " tre studi di Lucien Freud", opera di Francis Bacon del 1969, battuta all'asta per 142.400.000 dollari.
Con "les fammes d'Alger", Picasso torna alla ribalta degli artisti più quotati di sempre. Cominciò quest'opera dopo la morte dell'amico Henry Matisse, considerato per le sue odalische l'erede di Eugene Delacroix. "Les fammes d'Alger" richiama le opere dei due maestri passati (Matisse e Delacroix), creando un ponte fra i tre artisti.

domenica 10 maggio 2015

Indagine su Pablo Picasso:Virginia Chessa

Pablo Picasso
http://www.calameo.com/read/001730807af583a96513c

La storia dell'arte è ricca di personaggi enigmatici, maledetti e fanciulleschi, dei quali bramiamo conoscere sempre di più aspetti oscuri della loro esistenza e delle loro opere. Propongo qui un viaggio alla scoperta di Pablo Picasso, in compagnia della dottoressa Virginia Chessa, esperta della figura di questo affascinante protagonista della storia dell'arte contemporanea.
Buon viaggio!

Marta Banditelli

lunedì 4 maggio 2015

La scatola misteriosa:oddity box

Entrate in una stanza,e davanti a voi avete una scatola chiusa. Una persona dal volto conosciuto ve la porge, invitandovi a scoprire cosa si cela all'interno. La persona a voi nota è una donna eccentrica, misteriosa, la quale suscita in voi curiosità e timore. È familiare ma sconosciuta, affascinante ma sospetta.
Cosa fareste in una simile circostanza? Prevarrebbe in voi la curiosità o la prudenza?
Martedì 4  e venerdì 8 maggio, alle ore 20.00 a Cagliari in via Doninzetti 15a, la Lesicade house presenta "Oddity box", la scatola delle stranezze.
Seguite il bianconiglio...

Marta Banditelli

sabato 2 maggio 2015

Appuntamento al cinema: gli Impressionisti

Cosa fa di un collezionista d'arte un innovatore della storia dell'arte? Intuito, senso del bello, una
mente visionaria e libera. Questa è la storia raccontata nel film "Gli Impressionisti e l'uomo che li ha creati", ovvero storia di  Paul Durand-Ruel, collezionista d'arte parigino che nel 1886 a New York propose al mercato americano la rivoluzionaria pittura francese.
Il documentario diretto da Phil Grabsky propone un vero e proprio viaggio alla volta dei più maestosi allestimenti internazionali che hanno ospitato giganti quali  Cezanne, Monet, Degas, Pissarro, Renoir.
L'appuntamento, imperdibile, è per il 26 di maggio, unica data di proiezione, nelle sale cinema "The space" più vicine a voi.
L'evento rientra nella programmazione di "The space extra", ciclo di proiezioni atipiche per un multisala quale siamo abituati a frequentare. Il calendario prevede piéce teatrali (lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte-National theatre live), balletto (la fille mal gardee-Royal Opera House), opera (la Boheme - Royal Opera House), documentari e musica (Faber in Sardegna & l'ultimo concerto di Fabrizio De Andrè).
Una fantastica iniziativa da non perdere: consideratela un piccolo risarcimento per ogni proiezione targata "Vanzina".

Marta Banditelli

martedì 24 marzo 2015

Storia di un sogno infranto

Scorcio della Ratzenstadt
Vienna
Questa è la storia di un ragazzo come tanti. Come tanti ragazzi custodisce in se un grande sogno, una vera e propria aspirazione: diventare un grande artista.
Era figlio di un impiegato statale e di una casalinga, cresciuto in un ambiente borghese fra amici benestanti. Suo padre, uomo piuttosto pratico, s'era fatto da se, e dalla campagna era riuscito a trovare in città una discreta posizione economica della quale godeva tutta la famiglia. Da uomo pratico aveva scelto per il figlio una scuola tecnica, ma il ragazzo era affatto interessato a quelle materie aride e sterili: le buone letture, il disegno e la pittura erano la sua vera passione.
Una malattia rende incompatibile la frequentazione della scuola al ragazzo, ed egli, sentendosi profondamente graziato dal destino, grazie all'insistenza della madre abbandona la scuola che il padre scelse per lui.
La morte precoce del padre getta la famiglia in una condizione di scarsa disponibilità economica, e di seguito la dipartita della madre segna la definitiva esclusione del ragazzo dalla vita agiata e comoda che conduceva in famiglia: ha solo 16 anni. Ora è solo, orfano, ed il sussidio per gli orfani non gli consente di sfamarsi adeguatamente. Una cosa è chiara al giovane: non sarebbe diventato a nessun costo un impiegato come suo padre!
Armato di rotoli di disegni e sconfinata determinazione si reca a Vienna, la culla dell'arte nordeuropea. La strada da percorrere passa per l'accademia di belle arti, ed il giovane, appena diciottenne, tenta l'esame d'ingresso. Sicuro del suo talento presenta i suoi disegni, per lo più dedicati a paesaggi architettonici che da sempre lo affascinano, e fiducioso attende il verdetto della commissione. Un fulmine a ciel sereno, una doccia fredda riporta il ragazzo alla realtà.
"Prova di disegno insufficiente: non ammesso"
Palazzo del parlamento e Ringstrasse
Vienna
Chiedendo spiegazione dello spietato giudizio al Rettore, la risposta fu molto chiara: il candidato non era affatto portato per la pittura, e non vi era alcuna prospettiva per lui all'accademia, ma vi era la concreta prospettiva di una ammissione all'accademia di architettura, per la quale il candidato era sicuramente portato, ed anzi, era strano che fino a quel momento non avesse ancora frequentato un corso similare dato il suo naturale talento.
Ritorna per il giovane lo spettro della scuola tecnica, quegli studi cosi pratici che con tanta risolutezza aveva rifiutato. Non avendo completato gli studi non può nemmeno accedere all'accademia di architettura, ed ora si ritrova a doversi guadagnare il pane con qualche stratagemma. Tutto ciò che sa fare è disegnare, e comincia a realizzare di poter vendere qualcuno dei suoi disegni. Comincia a produrre cartoline che vende con l'aiuto di un vagabondo conosciuto in un dormitorio che frequentavano entrambi. Il suo lavoro non è costante, e a mala pena riesce a sbarcare il lunario. In seguito collabora con gli artigiani, ed in particolare rifornisce i corniciai, che vendono i loro manufatti corredati di un suo dipinto, ed alcuni mobilieri, i quali producono una tipologia particolare di divani corredati di un dipinto sullo schienale. La sua tecnica non è affatto influenzata dalle correnti artistiche del momento, anzi, mantiene uno stile sempre molto classico e sobrio, nei paesaggi come nelle riproduzioni di architetture, e questo contribuisce a rendere i suoi lavori statici e di nessuna rilevanza artistica.
Nei momenti liberi il giovane studia, legge libri e di tanto in tanto, con enormi sacrifici, va all'Opera. La fame è la sua compagna inseparabile, che gli ricorda che ogni conquista presuppone una grossa quota di sofferenza, e che spesso, per quanta forza e tenacia si metta in gioco nell'inseguire un sogno, questo inesorabilmente scivola via tra le dita a causa di fattori che nulla hanno a che vedere con la determinazione di chi lo persegue.
L'arte accompagnerà comunque tutta la vita del giovane che, diventato oramai uomo, seguirà un percorso che lo porterà su ben altri lidi.
Questa è la storia di un aspirante artista, rimasto tale non per mancanza di tenacia o eccessiva insicurezza, ma per una totale mancanza di talento ed estro creativo.
Questa è la storia di Adolf Hitler.

Marta Banditelli



lunedì 23 marzo 2015

« In ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico »: La migliore offerta.


In ogni finzione, per quanto ben architettata, esiste sempre una porzione di verità.
Lo può constatare un antiquario, analizzando per esempio la maestria con la quale viene riprodotto un falso. Ma una minuzia, un piccolo, piccolissimo particolare frutto del desiderio del falsario di apporre una minuscola firma sulla sua riproduzione, tradisce la vera identità dell'autore, svelando l'inganno.
Un esperto, solo e soltanto un'autorità in materia può stabilire se ciò che abbiamo di fronte è un dipinto autentico o una semplice riproduzione: a lui dobbiamo affidare il giudizio finale.
Il giudizio dell'esperto non viene messo in discussione: la sua autorevolezza in materia sospende ogni minima diffidenza nei suoi riguardi. E' così quando ci sia affida ad un medico per una diagnosi, ed allo stesso modo ci si affida ad ogni esperto in uno specifico settore, compreso quello sentimentale.
E' così che Virgil Oldman, richiestissimo battitore d'aste, si affida in occasione della sua prima vera storia d'amore, all'esperto di cuore Robert, nonché artigiano al quale si affida per alcuni restauri particolari, il quale ha la metà dei suoi anni e tantissima esperienza in più in fatto di donne.
Virgil è un orfano, che cresce in un istituto nel quale le suore, per punirlo delle sue marachelle, spesso e volentieri lo spedivano a lavorare dal restauratore al quale si affidavano per i lavori. Impara tutto da lui, compreso l'amore per le opere d'arte e tutti i trucchi del mestiere, diventando ben presto una vera autorità in materia. Dedica tutta la sua vita alle opere d'arte, e le uniche donne delle quali si circonda sono quelle impresse sulle tele che riesce a collezionare organizzando vere e proprie truffe durante le sue aste con la complicità dell'amico di una vita Billy.
Virgil è un uomo anziano che incontra l'amore di una ragazza giovanissima in circostanze a dir poco straordinarie. Lei è una ricca ereditiera che, per espressa volontà del defunto padre, affida solo e soltanto a Virgil il compito di inventariare ogni bene di valore contenuto nella villa di famiglia nella quale lei ancora risiede. La ragazza appare immediatamente sfuggente, e con rocambolesche scuse tenta in ogni modo di non incontrare di persona Virgil, il quale, dapprima indispettito dal suo comportamento e poi fatalmente attratto dalla figura misteriosa ed eterea della ragazza, si lascia trascinare in un turbinio d'amore e ossessione per lei.
E se d'un tratto ci si accorgesse che i luminari ai quali ci siamo affidati in realtà non sono altro che truffatori? E se l'amore stesso fosse una truffa, un arte da imparare a danno del prossimo?
Per avere risposta a tutti questi quesiti non resta che abbandonarsi alla visione di "la migliore offerta", film del 2013, regia, soggetto e sceneggiatura di Giuseppe Tornatore, musiche di Ennio Morricone. Fotografia, produzione, scenografia costumi e montaggio parlano italiano: un film spettacolare in ogni suo particolare.
Viva l'Italia.

domenica 22 marzo 2015

Virginia Chessa
Titolo:bisogna avere il caos dentro di se per partorire una stella danzante. Ritratto notturno.
Tecnica mista e simil papier colle'
40x70
2013